La bellezza dai Greci al '900


"Da più cose, dunque, io sono avvinto, più persone, perciò, sento che mi avvincono, perché diversi e distinti sono i gradini della bellezza."

Giordano Bruno.


Non esiste una vera e propria definizione di bellezza, la mutevolezza del suo significato nel corso del tempo la rendono impossibile da concretizzare. La bellezza non è materiale ma vive nel soggetto. L'unico modo per "catturarla" è all'interno di una percezione accompagnata dal giudizio che il soggetto muove verso l'oggetto stesso. Perciò l'unico strumento che si ha per misurare e concretizzare in parte la bellezza è la percezione stessa del soggetto.

Nell’antichità ed in molti periodi storici, infatti, era considerata bellezza soprattutto quella della natura. A volte diversi modelli di Bellezza coesistono in una stessa epoca, mentre altri modelli si rinviano l'un l'altro attraverso epoche diverse.

Ad esempio, coesistono nella storia due ideali di bellezza femminile:

Uno è quello della Venere paleolitica, grassa, con un seno abbondante e un sedere voluminoso:

 

L'altro è il modello della Venere greca che predomina ai nostri giorni:


Nel corso della storia del gusto si alternano modelli tondeggianti (simboli di fertilità) e modelli più sottili e slanciati (tipici dell’adolescenza).

-La Venere del Botticelli ha forme sensuali e slanciate allo stesso tempo.

-Le donne di Rubens e di Renoir richiamano, invece, inconfondibili caratteristiche della Venere paleolitica.


Bellezza e Arte però non coincidono, ma si influenzano reciprocamente nella storia del gusto delle varie epoche.


Ai greci, almeno fino all'età di Pericle (V sec. A.C.), manca una vera e propria estetica e una teoria della Bellezza. Kalón significa tutto ciò che piace, che suscita ammirazione, che attrae lo sguardo.

Ritroviamo la Bellezza quasi sempre associata ad altre qualità che supportavano valori di giustizia, misura e convenienza oppure era collegata a vizi. Secondo la mitologia, Zeus avrebbe assegnato una misura appropriata e un giusto limite a ogni essere: il governo del mondo coincide così con un'armonia precisa e misurabile, espressa nei quattro motti scritti sulle mura del tempio di Delfi: “Il più giusto è il più bello”, “Osserva il limite”, “Odia la hybris (tracotanza)", “Nulla in eccesso". Su queste regole si fonda il senso comune greco della Bellezza, in accordo con una visione del mondo che interpreta l'ordine e l'armonia come ciò che pone un limite allo “sbadigliante Caos”. È qui che troviamo le due figure di Apollo, dio del Sole, e di Dioniso, dio dell'oscurità. Da cui, più avanti, Nietzsche riprenderà i suoi concetti di “dionisiaco” ed “apollineo” come elementi centrali della tragedia greca.

L'età di Pericle vede l'esigenza di esibire la propria potenza, mentre nelle arti figurative greche si ha un richiamo alla visione soggettiva.

In questo momento quindi la bellezza fonda i suoi criteri sulla ricerca e la realizzazione del corpo come vita.  

La Bellezza è la bellezza delle forme e la bontà d'animo.

 

Infatti per i Greci un corpo è bello quando ogni sua parte ha una dimensione proporzionata alla figura intera. L’atleta è il soggetto preferito dagli scultori classici e diventa il modello per rappresentare anche la divinità; nell’atleta e nel dio le qualità morali come l’autocontrollo, il coraggio, l’equilibrio interiore e la volontà concorrono a farne la misura, il canone della perfezione: sono gli esseri superiori con cui devono misurarsi i comuni mortali. Nel mondo greco le divinità hanno forma umana: il loro corpo, rappresentato nel pieno della giovinezza e del vigore, comunica l'idea di una bellezza perfetta, incorruttibile nel tempi, immortale.



Per Eraclito, invece, la Bellezza e l'armonia saranno l'equilibrio di contrasti.

 

Mentre da Platone (IV sec. A.C.) nasceranno le due concezioni più importanti della Bellezza che sono state elaborate nel corso dei secoli:

  • la Bellezza come armonia e proporzione delle parti,
  • la Bellezza come splendore:   per Platone la Bellezza ha un esistenza autonoma,distinta dal                                                    supporto fisico che accidentalmente la esprime; essa non è                                                      dunque vincolata a questo o a quell'oggetto sensibile, ma                                                          risplende ovunque.

La Bellezza non corrisponde a ciò che si vede, poiché il corpo per Platone è come una caverna buia che imprigiona l'anima; non a tutti dunque è dato cogliere la vera Bellezza.

In compenso, l'arte è una falsa copia dell'autentica Bellezza e come tale è diseducativa.

Il Bello e il Brutto


Ogni cultura, ad ogni concezione di Bello, associava una propria idea del Brutto.

Nella stessa mitologia greca troviamo figure considerate mostruose quali: satiri, ciclopi, chimere e minotauri, che andavano contro gli ordinari canoni di Bellezza. Tuttavia l'atteggiamento verso queste figure non era sempre di ripugnanza bensì, talvolta, di benevolenza

Dall'Antichità al Medioevo, diverse teorie pongono il Brutto in un'antitesi col Bello, una sorta di disarmonia che va contro le proporzioni su cui si fonda il Bello.


 

Ma il Brutto diviene accettabile quando interviene l'Arte, che ha il potere di rappresentare questi "esseri e cose brutte" in modo Bello. La Bellezza di queste imitazioni rende così il Brutto accettabile. 

Con la comparsa della cultura cristiana l'arte assume come caratteri principali,-il dolore, la sofferenza, la tortura, le deformazioni fisiche e la morte.


Dall'antichità al Medioevo si creano varie figure fantastiche, come:

  • Acefali;
  • Androgini;
  • Unicorni;
  • Cinocefali;
  • Grifoni;
  • Ponci.

Ma la cultura medievale è affascinata dal Meraviglioso, che diventerà poi l'Esotico, perciò non si pone il problema se queste figure fantastiche siano "belle".

Ciò nonostante il pensiero teologico e mistico tende a dare un significato alla presenza di questi esseri. Da qui si possono prendere due strade:

  • Il simbolismo universale, ossia, ad ogni essere del Creato è associato un significato morale o allegorico. Pertanto si possono trovare sempre insegnamenti mistici o morali.
  • Il disegno  provvidenziale di Dio, secondo il quale ogni essere vivente è inserito per dar senso alla Bellezza. L'universo va apprezzato nel suo insieme, le ombre servono a far risplendere le luci.

Ed è così che questi esseri fantastici "orrendi" vengono accettati ed entrano a far parte della letteratura e della pittura. Solo alcuni secoli più tardi si riconoscerà il fascino dell'orrendo (Romanticismo e Decadentismo)


Nel XV secolo, la Bellezza segue due filoni:

  • come imitazione della natura secondo regole scientifiche;
  • come contemplazione sovrannaturale,non percepibile con la vista.
Il Parnaso, Raffaello
Il Parnaso, Raffaello

 

 

Con il movimento neoplatonico si ha una rivalutazione della Bellezza come imitazione della natura, che Platone aveva condannato.

La Bellezza non è più Bellezza delle parti, ma è Bellezza divina che si diffonde anche nella natura.


Il Rinascimento è un periodo proprio di rinascita, in questo periodo viene riportato al centro della cultura e dell'arte l'uomo. Questa "rivoluzione" coinvolge, ovviamente, anche il concetto di bellezza.

Nel Rinascimento l'arte classica diviene un punto di riferimento ma con una sensibilità del tutto nuova.

In quest'epoca trova il suo compimento la cosiddetta "Grande Teoria" secondo cui la Bellezza si fonda sulle proporzioni delle parti. Ma nello stesso tempo troviamo una Bellezza inquietante, informe. Verso la fine del Rinascimento prevarrà l'idea di una Bellezza che va al di là delle regole matematiche che governano il mondo fisico.

 


Melancolia, Durer
Melancolia, Durer

 

 

 

 

Per i Manieristi la Bellezza classica è percepita come vuota. Ad essa oppongono una visione spirituale che sfocia nel fantastico, le cui rappresentazioni si muovono in una sfera "onirica". La Bellezza manierista esprima una lacerazione appena velata dell'animo.

Ciò perché con la rivoluzione copernicana e gli sviluppi delle scienze l'uomo perde la sua centralità vivendo un conseguente senso di sgomento.



Il secolo Barocco esprime una forma di Bellezza che va al di là delle concezioni di "bene e male". Questo concetto di Bellezza può esprimere il bello attraverso il brutto o la vita attraverso la morte. Il tema della morte sarà particolarmente presente e magnificamente espresso nell'arte del periodo.

Cappella di San Severo, Napoli
Cappella di San Severo, Napoli

Capriccio Ruins and Classic Buildings,  Giovanni Antonio Canaletto
Capriccio Ruins and Classic Buildings, Giovanni Antonio Canaletto

Nel Settecento persiste la Bellezza barocca che trova posto nell'abbandono al vivere aristocratico, mentre il rigore neoclassico si conforma con il culto della ragione borghese. 

La Bellezza settecentesca dà molta importanza alla soggettività del gusto. 

Kant afferma che Bello è ciò che ci piace disinteressatamente senza essere originato da o riconducibile ad un concetto.

Se nel Rinascimento le rovine dell'antichità greca erano apprezzate perché attraverso esse si poteva indovinare la forma originaria delle opere, ora, le rovine, si ammirano per la loro incompletezza,per i loro segni del tempo. Il gusto per il gotico caratterizza sia le opere pittoriche sia letterarie. 

Parallelamente si afferma la poesia cimiteriale, l'elogio funebre. 


La Libertà che guida il popolo,  Eugène Delacroix
La Libertà che guida il popolo, Eugène Delacroix

Nel Romanticismo la Bellezza non ha più forma e diventa Bello il caotico, l'informe. L'espressione "Je ne sais quoi" si riferisce a una Bellezza non esprimibile a parole. 

L'uomo moderno è la conseguenza di una degenerazione della purezza originaria; la battaglia contro la civiltà non va più combattuta con le armi della ragione ma con quelle del sentimento, della natura, della spontaneità.

Ma la stessa natura appare oscura e misteriosa, per questo non la si descrive, ma la si sperimenta. I romantici tedeschi si aspettavano che tale Bellezza potesse creare una nuova mitologia che sostituisse quella degli antichi per creare un discorso moderno.

La Bellezza poteva esprimersi facendo incontrare gli opposti, il Brutto non è più negazione, ma l'altra faccia della Bellezza.

 



Il concetto di Bellezza non è solo relativo a diverse epoche storiche. Persino in una stessa epoca possono convivere diversi concetti di Bellezza. 

Così mentre si sviluppa il decadentismo, si espande e prospera un diverso tipo di Bellezza "vittoriana". Il mondo  vittoriano è sostenuto da una semplificazione della vita, le cose sono giuste  o sbagliate, belle o brutte. Per questo è presente una borghesia non lacerata dai dilemmi morali.

Il concetto di bellezza vittoriana è legato alla naturalezza e alla sobrietà.


Il movimento Simbolista impone sia una visione dell'arte sia una visione del mondo. La natura diventa casa di simboli, il poeta diventa il decifratore di questo linguaggio, la Bellezza si fa così Verità nascosta. 



"La bellezza salverà il mondo."

                                                                 Fedor Dostoevskj.